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Città di Codroipo
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Il fermento delle iniziative e delle idee progressiste nel periodo post-unitario ridonano nuova linfa al tessuto sociale della regione, ma urtano tenacemente contro una crisi generalizzata che stenta a risollevarsi: le continue tensioni ai confini, la crisi agricola e produttiva, i resti di un'organizzazione feudale che si scontra con i primi esordi del capitalismo, spingono spesso alcuni ceti sociali, desiderosi di migliorare il proprio status e insofferenti nei confronti dell'immobilismo della gerarchia sociale, a un'emigrazione massiccia, stagionale o definitiva, verso l'America, l'Austria, l'Ungheria. La prima guerra mondiale si abbatte letteralmente e pesantemente su Codroipo. Negli anni tra il 1914 e il 1917, Codroipo è un centro chiave della retrovia, posto a poche decine di chilometri dal fronte. Attraverso questo nodo ferroviario e stradale, strategico grazie al ponte sul Tagliamento, si concentrano e transitano truppe e materiale bellico. Non mancano nemmeno le requisizioni e una convivenza spesso difficoltosa tra abitanti ed esercito qui stanziato. Drammatici sono invece i giorni successivi a Caporetto , il 27 ottobre 1917.Mentre l'esercito austriaco incalza, alla ritirata caotica delle truppe italiane, si aggiungono i civili in fuga costretti dalla piena del Tagliamento a servirsi unicamente del ponte. È necessariamente Codroipo, dove si combatte lungo le strade del centro abitato, a costituire il punto di sbarramento scelto dai comandi italiani per arginare l'offensiva austriaca: anche il ponte viene fatto saltare mentre ancora molti sfollati cercano la salvezza nella sponda opposta. L'occupazione austriaca fino al novembre dell'anno successivo, quando le truppe italiane riconquistano il Friuli e pongono definitivamente termine al conflitto, si rivela ancora più gravosa per la comunità vessata dalla fame e da restrizioni di ogni genere. Gli anni del dopoguerra non sono meno difficili: l'insoddisfazione dei reduci, l'acuirsi dei conflitti sociali, l'incapacità delle classi dirigenti di avviare un processo duraturo di modernizzazione in grado di
scardinare le anacronistiche strutture sociali ed economiche, producono una situazione di diffuso malcontento. L'emigrazione fu la tradizionale valvola di sfogo, ma il disagio sociale favorisce anche l'affermazione del Fascismo. Codroipo vede riprodursi a livello locale le stesse dinamiche nazionali; l'unica azione di dissenso è rappresentata dal polo cattolico delle associazioni giovanili. Risale al periodo fascista la costruzione della Casa del Balilla (ONB), su progetto dell'architetto Ermes Midena, che ha caratterizzato, e tuttora caratterizza, l'assetto urbanistico e la vita culturale della città. Sul piano più strettamente economico, la tradizionale economia rurale trova integrazione in nuove colture e nelle connesse attività di trasformazione a carattere industriale. Particolare importanza riveste l'introduzione, già a partire dagli anni Venti, della coltura estensiva del tabacco e la realizzazione, nel 1938, di uno stabilimento, retto in forma cooperativa, adibito alla raccolta, all'essicazione e alla lavorazione della foglia greggia di una nuova varietà di tabacco, il Bright Italia. Lo stabilimento di Codroipo, che rappresenta un eloquente esempio di architettura industriale in stile novecentista - ora in parte adibito a magazzino di mobili -, assicurerà,
per alcuni decenni, a diverse centinaia di lavoratrici stagionali di trovare occupazione nella coltivazione e nella lavorazione del tabacco. Anche la seconda guerra mondiale lascia i suoi segni di distruzione sulla cittadina, importante nodo ferroviario e stradale e sede della fabbrica di munizioni Mangiarotti. Numerosi sono i bombardamenti e particolarmente pesante quello del 12 ottobre 1944, il cui ricordo è ancora vivido per chi visse direttamente quei giorni, che colpisce un intero treno carico di esplosivo disseminando i suoi effetti nefasti su tutto il paese. Solo il secondo dopoguerra, dunque, segnerà una vera ripresa economica, sociale e civile, coincidente in parte con il più generale processo di modernizzazione che caratterizzerà, con tratti originali, l'intero territorio friulano.